Racconto mandatoci dal nostro amico Giovanni
Ho deciso di pubblicare questo commovente racconto spedito gentilmente da Giovanni Aiello riguardante il particolare rapporto che s'instaura tra uomo e cane.
Tratto dalla rivista ” Diana” a firma ” Alessandro Baglioni”
Questo racconto e’ stato scritto nello scorso novembre 2000 e ha come protagonista Brina una bastardina setter breton. Tanto brava a caccia tanto brutta a vedersi. In molti rifiuterebbero di
cacciarci un solo minuto,in molti la vorrebbero.Io ci ho cacciato tanto, insieme agli amici protagonisti del racconto.E non me ne sono mai pentito.Da quel giorno in poi,Brina e’ stata protagonista di altre cacciate alle beccacce.A 14 anni suonati.Attualmente e’ ancora felicemente in vita,all’aria buona del Monte Amiata.
E’ il 30 novembre 2000.L’aria e’ insolitamente calda qui a Monte Labro.Le nuvole e la nebbia non promettono giornata da beccacce.Neanche i cani c’incoraggiano.
Manca la grande Fronda,oggi a caccia lontano,in Appennino. C’e’ Brina,vecchia e malata,Luna 2 anni,unica speranza ma senza esperienza.Si batte per quattro ore la zona particolare di caccia del
Monte, ma della regina nemmeno l’ombra.
Ruggero e’ nervoso con Brina sempre fra i piedi nei passi difficili a farlo inciampare.Si torna alla macchina,si cambia zona dopo una colazione affrettata e poco sentita.Quando si riparte Ruggero decide di lasciare Brina in cassetta perche’ da ‘noia e basta.
Mentre mi allontano,Brina,quattordici anni un tumore come un arancio alle mammelle,mi guarda e guaisce di tristezza,mi chiede di venire.Richiamo Ruggero,voglio le chiavi del fuoristrada,
portero’ Brina con me.Scende,mi segue passo passo e quando mi fermo ad ascoltare gli altri cani,mi guarda.
Beccacce nulla,il posto peraltro non mi convince piu’ di tanto.Imbocco un canalone allontanandomi senza volerlo da Ruggero,con ai piedi la vecchia Brina che ha piu’ di duecento beccacce sulla coscienza e che sicuramente,in quello stato,non ne trovera’ mai piu’ .
Arrivo in fondo al vallino dove scorre un torrente,tra slarghi di pioppi scheletriti ed aceri ancora carichi di foglie gialle.
M’incammino lungo il fosso con la voglia che inizia ad abbandonarmi,comincio a ripensare alla macchina,brutto segno.
Mi passo il fucile da una mano all’altra come una scopa insignificante.Sogno Fronda,pagherei sapere se beccacce non ce ne sono davvero o sono i nostri cani scalcinati che non ne trovano.Mentre la stanchezza comincia a prendermi alle gambe e rallento un poco,Brina con passo lento mi supera,entra fra i pioppi e gli aceri ed inizia a muovere lentamente la coda.Una volta,penso tra me,quando iniziava a far cosi’ con la coda era beccaccia sicura.
Non faccio in tempo a pensarlo che Brina va in ferma definitiva,non e’ immobile perche’ trema ma in ferma.Riporto la mia tensione a mille,con un giro d’occhi studio tutte le possibilita’ di tiro e la beccaccia stranamente mi si stende davanti al pulito, facile, senza sterzate od impennate, pure lenta,come se volesse o dovesse morire.Faccio il mio dovere,la incanno,la copro bene,stringo e cade dopo essersi avvolta su se’ stessa.Brina esce dal fosso,con passo lentissimo la prende,la porta,e me la lascia cadere ai piedi.
Mi guarda intensamente.La vecchia grande Brina,ha gli occhi umidi di lacrime e mentre le faccio un cenno dolce mi dice che questa e’ veramente l’ultima di una vita insieme di caccia.Mentre guardo la beccaccia fra le mie mani e Brina che lentamente s’incammina di nuovo ,mi accorgo che sto piangendo.
Francesco Fioravanti
Castelfiorentino (Fi)